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La storia del radicchio rosso IGP


Nel raccontare la storia del radicchio rosso, non si può prescindere dal mischiare, più o meno consapevolmente, fatti storici a leggende popolari. Il processo di trasformazione della comune cicoria in un'eccellenza gastronomica speziata e piccante, opportunamente soprannominata fiore d'inverno, desta ancora una certa meraviglia e si pone alla base di numerose speculazioni sulle curiose coincidenze che hanno portato alla sua origine.
 
In un racconto popolare, i semi sembrano essere caduti dal cielo, forse trasportati da alcuni uccelli e depositati sulla cima di un campanile. In un altro, una congregazione di frati locali avrebbe custodito gelosamente i preziosi chicchi fino al momento del loro utilizzo. Un resoconto più realistico descrive la storia di una piccola pianta autoctona che cresceva naturalmente lungo le rive dei fiumi e negli orti, spesso ignorata da agricoltori e gente del posto, fino almeno alla scoperta e alla sperimentazione della ben nota tecnica di sbiancamento.
Fonti vicine alla rinomata Associazione dei Produttori di Radicchio  raccontano una versione molto plausibile - anche se meno fantasiosa – della leggenda popolare: sembra che, nella seconda metà dell'Ottocento, un contadino abbia portato a casa una carriola ricolma di comune cicoria, poi dimenticata per qualche tempo in un angolo, finché, in una fortunata notte di filò, un membro della famiglia non ne scoprì il contenuto. Con grande sorpresa di tutti i presenti, da sotto strati di foglie marce e appassite fece capolino un cuore rosso vibrante e particolarmente amaro, il primo del suo genere. Come spesso accade, il caso potrebbe aver favorito la scoperta
 
Quello che sappiamo per certo è che Giuseppe Benzi, agronomo lombardo, è stato lo spirito lungimirante dietro alla prima edizione della rinomata Sagra del Radicchio, svoltasi nella Loggia dei Signori a Treviso il 20 dicembre 1900. Siamo altrettanto sicuri che il primo premio fu assegnato ad Antonio de Pieri, un contadino originario di Dosson di Casier. Questi semplici dati storici confermano, senza alcun dubbio, il ruolo primario che Dosson di Casier ricopre nella coltivazione e produzione tradizionale del radicchio rosso sin dalle origini, a dimostrazione di quanto le associazioni locali rivendicano da oltre un secolo.
 
Il marchio I.G.P. garantisce che il processo produttivo si svolga in un territorio ben delimitato e identificabile, nel rispetto delle ricette e delle tecniche tradizionali e garantendo la qualità delle materie prime. Inutile dire come le peculiari caratteristiche organolettiche del radicchio rosso, come il caratteristico aspetto striato, la croccantezza e il retrogusto leggermente amarognolo, siano tutte certificate da controlli di qualità puntuali e precisi.
 
Nel 1986 una chiacchierata tra amici finì per dar vita a una delle sagre gastronomiche più rinomate di tutta Italia: la Festa del Radicchio Rosso di Treviso a Dosson.
I membri dellAssociazione dei Produttori del Radicchio Rosso di Dosson non avevano dubbi: un prodotto tipicamente locale come il radicchio rosso meritava di fare gli onori di casa in una celebrazione che avesse luogo nella propria culla.
35 edizioni dopo, l’evento è diventato un baluardo del turismo enogastronomico italiano, arrivando a radunare appassionati da tutta la penisola per 10 giorni di degustazione e divertimento.
Passione, impegno, duro lavoro: questi gli elementi che rendono possibile la Festa del Radicchio Rosso di Dosson. Anche se l'attuale situazione epidemiologica ha messo un brusco freno alle consuete celebrazioni comunitarie, si tratta certamente di un evento che vale la pena promuovere e aspettare.
 
 
 

THE LEGEND OF RED RADICCHIO IGP

The gastronomic history of red radicchio is one where historical facts and folk legend often meddle. Witnessing common chicory transform into a fiery and spicy gastronomic excellency appropriately nicknamed winter’s flower never fails to puzzle and amaze experts and amateurs alike, making this characteristically local product’s origin story the object of many a speculation.
In one popular tale the lucky seeds seem to have hailed from the sky, maybe carried by birds and dropped atop a steeple. In another, a congregation of local friars might have treasured the precious kernels until it was time to put them to fruition. A more realistic account details the story of a tiny plant naturally sprouting along riverbanks and gardens, often disregarded by farmers and locals until the blanching technique was discovered and put into practice. 
Sources close to the well-renowned radicchio producers’ association tell a very plausible - albeit less imaginative - version of the folktale: it seems that at some point in the late nineteenth century a farmer brought home a wheelbarrow filled with common chicory. The barrow laid forgotten in a corner, until on a fortunate night of traditional storytelling a family member uncovered its content. To everyone’s surprise, under layers of rotten and wilted leaves there emerged a vibrant and peculiarly bitter red core, the first of its kind. As it so often happens, chance might have favoured the discovery.
 
What we know for sure is that Giuseppe Benzi, an agronomist from Lombardy, was the pioneering spirit behind the first edition of the renowned Festa del Radicchio Rosso di Treviso a Dosson, held in the central plaza of Treviso on 20th December 1900. We are equally positive that its main prize went to Antonio de Pieri, a farmer hailing from Dosson di Casier. These simple historical data all point to Dosson di Casier’s primary role in the traditional cultivation and production of red radicchio, proving beyond a reasonable doubt what local associations have been claiming for over a century.
 
The I.G.P brand guarantees that the production process takes place in a well-defined and identifiable area, while respecting traditional recipes and techniques and ensuring the quality of raw materials. It goes without saying that red radicchio’s peculiar organoleptic characteristics, such as its distinctively striped appearance, crunchiness and slightly bitter aftertaste, are all certified by strict quality-control inspections.
 
In 1986, a chat among friends ended up creating one of the most sough-after food festivals in all of Italy: the Radicchio of Dosson Festival (Festa del Radicchio Rosso di Treviso a Dosson).
It was an imperative for its promoters: a peculiarly local product such as red radicchio deserved all the honours of an extensive celebration taking place in what is regarded as its hometown. 35 editions later and the Festival has become a staple of Italian gastronomic experiences, gathering food enthusiasts from all over the peninsula for 10 days of degustation and enjoyment.
Passion, commitment, hard work. These elements make the Radicchio of Dosson Festival possible. Even though the current epidemiologic situation has put an abrupt stop to the usual communal celebrations, it is certainly an event worth looking forward to.
Make this colourful and popular celebration of Mother Earth’s produces a priority in your post-pandemic world tour.
 
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